L’esplorazione del Sistema Solare
5 – Marte
Il pianeta rosso è quello che ha visto il maggior numero di missioni umane. Grazie alla sua vicinanza, alla presenza di un’atmosfera in grado di rallentare la discesa delle sonde con enorme risparmio di carburante (ne occorre meno di quanto ne occorre per atterrare sulla Luna) e alla possibilità di studiarne la superficie alla ricerca di vita extraterrestre, Marte ha da sempre ha affascinato gli scienziati e sembrava un luogo abbastanza semplice da raggiungere. Le “finestre di lancio” si presentano ogni 780gg quando Marte si trova in opposizione alla Terra ed è particolarmente vicino, dunque lo si può raggiungere in un tempo relativamente breve.
Il fascino per l’esplorazione di Marte inizia nell’800, quando l’astronomo Italiano Giuseppe Schiapparelli indicò le aree scure del pianeta come ricoperte da vegetazione e gli enormi canyon marziani come una complessa rete di strutture artificiali. L’idea che Marte potesse essere abitato ispirò negli anni ’30 del secolo scorso Orson Welles che in una diretta radio simulò un attacco alla Terra da parte di fantomatici marziani mandando nel panico la popolazione.
Marte è anche l’unico pianeta di tipo terrestre ad avere un’atmosfera, sebbene 1.000 volte più rarefatta della nostra, e dove è possibile atterrare in relativa sicurezza. Relativa, appunto. La realtà ci ha infatti dimostrato quanto sia difficile raggiungerlo e quanto sia pericoloso l’atterraggio sulla superficie. L’esplorazione di nessun pianeta vanta infatti tanti insuccessi in rapporto al numero di missioni quanto Marte, con problemi di ogni tipo che hanno afflitto le sonde via via inviate. Clamoroso è il caso dell’URSS, che a dispetto dei successi ottenuti con Venere, su Marte non ha mai completato con pieno successo nessuna delle sue numerose missioni.
Breve cronologia delle missioni:
Fin dal 1960, agli albori dell’esplorazione spaziale, prima i russi e poi gli americani si sono lanciati alla scoperta di Marte. Dopo una lunga serie di fallimenti, la prima sonda a raggiungere Marte fu nel 1965 la statunitense Mariner 4 che durante il suo flyby invio a Terra ben 21 foto della superficie. Le foto, le prime di un altro pianeta, mostrarono a dispetto delle aspettative un panorama arido e inospitale alla vita, il che fece scemare l’interesse verso il pianeta.
Negli anni ’70 all’inizio fu protagonista di nuovo l’Unione Sovietica che lanciò ben 6 sonde e relativo rover per muoversi sulla superficie (sui rover i sovietici erano all’epoca molto più avanti rispetto agli americani) ma soltanto una di queste missioni, la Mars 3, riuscì ad atterrare e a trasmettere dati per circa 15”.
Le prime missioni di esplorazione della superficie ad avere completo successo furono le Viking 1 e 2 lanciate dagli Stati Uniti nell’estate del 1975 e giunte su Marte l’anno successivo con un orbiter e un lander. Le sonde Viking ci hanno regalato meravigliose immagini della superficie marziana e condussero una serie di esperimenti. Uno di questi in particolare, sembrava aver restituito una reazione che sembrava la prova dell’esistenza di vita microbica, poi i risultati furono ulteriormente analizzati e si scoprì che poteva essersi trattato di una reazione chimica, ma il dubbio rimane ancora. Sempre alla missione Viking, dobbiamo la celebre foto della faccia su Marte che ha ispirato libri e film di fantascienza poi rivelatasi un semplice gioco di ombre.
A fine anni ’80 e di nuovo l’URSS a riprovarci con le due sonde Phobos, una delle quali doveva atterrare proprio sul più grande dei 2 satelliti naturali di Marte (l’altro è Deimos). Anche in questo caso le missioni russe verso Marte furono un fallimento. La Phobos 1 andò persa durante il viaggio, la Phobos 2 raggiunse Marte ma non riuscì ad entrare in orbita. Anche gli Stati Uniti dopo il fallimento del Mars Observer, nel 1996, a distanza di 20 anni dalle missioni Viking, registrarono un completo successo con la missione Mars Global Surveyor che fornì più informazioni di tutte le missioni precedenti messe insieme. Posizionatosi lungo un’orbita polare, ha fornito le prime immagini dettagliate della superficie che lasciavano presupporre che una volta su Marte scorresse acqua liquida in superficie.
L’anno dopo, siamo nel 1997, fu la volta del Mars Pathfinder e del rover Sojourner che atterrò in quello che era una volta il letto di un fiume. La missione fu un completo successo.
A fronte di questi successi, numerosi furono tuttavia i fallimenti in quegli anni, da Nozomi a Mars Climate Orbiter, da Mars Polar Lander a Mars Odyssey, e Mars Express tutte le missioni verso il pianeta rosso sembravano destinate al completo o parziale fallimento per un motivo o per un altro.
La Mars express era composta da un orbiter che riuscì ad entrare in orbita ma il suo lander Beagle 2 pur atterrato sulla superficie non riuscì mai a trasmettere dati. Fortuna che subito dopo erano stati lanciati altri 2 rover, Spirit ed Opportunity, che provarono per la prima volta l’esistenza un tempo di acqua salata sulla superficie.
Altre missioni di successo con tanto di ammartaggio, sono quelle dei rover Curiosity, Insight e Perseverance , quest’ultima accompagnata dal drone Ingenuity, capace di volare nella rarefatta atmosfera marziana.
Nell’ultimo decennio altri operatori sono entrati in concorrenza per lo studio di Marte, tra questi l’Europa, la Cina, capace di inviare nel 2021 un rover sulla superficie, India, Emirati Arabi Uniti e a breve anche operatori privati come Space X. Ora la corsa più interessante è quella tra Stati Uniti e Cina, che hanno raccolto campioni di rocce con l’obiettivo di riportarli quanto prima sulla Terra per studiarli in laboratorio.