Mercurio
Ad oggi, nonostante la vicinanza alla Terra del pianeta più interno del sistema solare, soltanto 2 sonde della NASA hanno ad oggi esplorato Mercurio, la Mariner 10 e oltre 30 anni dopo la Messenger. Soltanto nel 2025, per la prima volta, una sonda non americana raggiungerà Mercurio. Si tratta della missione Bepi Colombo, frutto della collaborazione tra l’Agenzia Spaziale Europea e la JAXA, l’agenzia spaziale giapponese.
Il motivo, è la difficoltà ad entrare in un’orbita stabile intorno ad un pianeta così piccolo e prossimo alla nostra stella senza essere trascinati nel pozzo gravitazionale di quest’ultima. Le manovre necessarie per raggiungerlo sono dunque estremamente complicate e costose. Occorre difatti un’elevata velocità e tantissimo carburante per la frenata a causa sia della ridotta gravità di Mercurio che dell’assenza di fatto di un’atmosfera in grado di rallentare la corsa di una sonda. Ecco perché con il tempo si sono si sono studiate traiettorie che sfruttano incontri ravvicinati con la Terra e Venere per immettersi in orbita senza la necessità di portare con se grandi quantità di carburante e aumentando così il carico utile di strumenti
La Mariner 10 osservò e mappò il 45% della superficie di Mercurio in luce visibile, infrarosso e ultravioletto. Scoprì l’esistenza di un debole campo magnetico e ci restituì quelle che per oltre 30 anni sono state le uniche immagini della superficie che risulto molto simile a quella della Luna. In particolare, colpì la presenza di un enorme bacino da impatto “Caloris Planitia” largo 1.500 km che deve aver sconquassato la superficie del pianeta. Il nome Caloris deriva dal fatto che si trova sempre dal lato esposto al Sole durante i lpassaggio al perielio e dunque è uno dei posti più caldi del già rovente pianeta.
La Messenger ha indagato ulteriormente il campo magnetico e soprattutto ci ha restituito informazioni preziose sulla composizione interna, sull’esosfera e sulla magnetosfera. Bellissime anche le immagini, le prime a colori di Mercurio, con una risoluzione inferiore ai 20km, 50 volte più dettagliate di quelle della Mariner. Straordinaria è la scoperta di depositi di acqua ghiacciata nelle regioni polari perennemente all’ombra.
La Bepi Colombo infine, prende nome dal padovano Giuseppe Colombo, che durante la missione Mariner suggerì delle modifiche alla traiettoria della sonda che permisero ben 3 sorvoli ravvicinati. Avrà il compito di aiutarci a comprendere come si forma un pianeta nelle regione interne del disco proto-stellare, mappare i depositi di ghiaccio ai poli, effettuare test sulla della relatività generale di Einstein.
Tra le missioni future in corso di approvazione, una prevede l’atterraggio sulla superficie. La durata della missione sarebbe chiaramente pari alla durata di una notte su Mercurio. Una volta esposta al Sole, la sonda verrebbe distrutta dall’enorme calore generato dalla nostra stella con temperature che sulla superficie superano i 450°.