L’esplorazione del Sistema Solare
6 Giove
Giove credo sia di gran lunga il pianeta più bello del sistema solare. Non solo per la presenza dei 4 grandi satelliti galileiani che danno l’idea di un mini sistema solare in miniatura, ma perché è un caleidoscopio di colori con le sue bande che corrono parallele all’equatore e la Grande Macchia Rossa che è solo una dei tanti enormi vortici che ne caratterizzano l’atmosfera.
Le missioni che hanno interessato Giove e le sue lune sono diverse ma si è trattato spesso di soli flyby. In ciò favorito dalla relativa vicinanza, almeno rispetto agli altri pianeti esterni, Giove viene anche utilizzato come fionda gravitazionale per raggiungere il sistema solare esterno. Sembrerà infatti strano, ma per raggiungere Giove occorre più o meno la stessa quantità di energia necessaria a raggiungere l’orbita terrestre bassa. Non solo, sfruttando l’effetto fionda gravitazionale a mezzo di passaggi ravvicinati in genere con la Terra e Venere, si riesce a ridurre ulteriormente la quantità di propellente necessario per raggiungerlo.
Uno dei problemi principali che le sonde devono affrontare nell’orbitare per lungo tempo intorno a Giove, è l’enorme quantità di radiazioni. Il campo magnetico di Giove è così intenso ed esteso che se potessimo vederlo ad occhio nudo ci apparirebbe 3 volte più esteso della Luna piena, è questo è un problema non secondario per sonde piene di dispositivi elettronici.
Ad oggi infatti solo 2 sonde della NASA sono rimaste in orbita intorno a Giove, la Galileo e la Juno. In tutti gli altri casi come anticipavo si è trattato di flyby iniziati con le 2 sonde Pioneer e proseguita con le iconiche Voyager 1 e 2, tutt’ora operative a distanza di quasi 50 anni dal loro lancio e ormai in viaggio nel mezzo interstellare ben oltre l’eliopausa che per convenzione segna il confine del sistema solare.
Storia delle esplorazioni
Se le Pioneer ci avevano mostrato la turbolenza dell’atmosfera e del campo magnetico di Giove, le più evolute Voyager, progettate per esplorare tutti i pianeti esterni sfruttando un raro allineamento degli stessi, ci fornirono immagini dettagliate anche delle 4 lune galileiane e soprattutto scoprirono oltre all’anello di Giove ben 9 vulcani attivi sulla luna Io, erano i primi vulcani extraterrestri. Il calore prodotto dalle maree provocate da Giove infatti, scalda il nucleo dei suoi satelliti e il calore che risale in superficie si manifesta o sotto forma di vulcanesimo come su Io, che ha la superficie più giovane del sistema solare, o sotto forma di geyser come su Europa. Lo stesso fenomeno scalda anche i nuclei di Ganimede e Callisto, le due maggiori e più distanti Lune di Giove, determinando anche lì con molta probabilità la presenza di oceani sotterranei sotto la superficie ghiacciata. La misurazione precisa della massa di Ganimede, fece di questi il più grande satellite del sistema solare, più grande perfino di Mercurio. Fino ad allora, si riteneva che questo primato spettasse a Titano, la maggiore delle lune di Saturno.
La prima sonda ad entrare in orbita intorno a Giove, neanche a dirlo fu la Galileo che durante la fase di avvicinamento assistette all’impatto sul pianeta della cometa schoemaker-levy. La Galileo oltre a rilasciare una sonda nell’atmosfera gioviana, ci ha svelato che Ganimede ha un campo magnetico proprio, unico caso ad oggi per un satellite; ha confermato la presenza di acqua liquida sotto le superfici di Europa, Ganimede e Callisto nonché di una debole atmosfera indotta (non endogena) per tutti e tre; ha studiato le interazioni tra il materiale eruttato dai vulcani di Io e il campo magnetico gioviano e ha scopert il meccanismo che genera gli anelli di Giove.
Dopo la Galileo è toccato alla JUNO che ci ha restituito ad oggi le più belle foto di Giove, in particolare dei turbolenti poli con le loro intensissime aurore e della Grande Macchia Rossa, che si è scoperto ruota intorno al pianeta in circa 4,5 anni. Anche le bande colorate che corrono parallele all’equatore di Giove hanno un movimento che è separato dal nucleo sottostante e hanno una profondità di ben 3.000 km. Altra straordinaria scoperta, è quella riguardante il nucleo che originariamente era grande quanto la Terra o forse più e probabilmente si è disciolto e forma un tutt’uno con il mantello.
Le 2 missioni Galileo e JUNO con i loro risultati hanno fatto aumentare l’interesse degli scienziati verso Giove e le sue lune, quindi sono diverse le proposte fatte alle agenzie spaziali affinché si possa di nuovo lanciare una missione in grande stile. Ad oggi sono così in viaggio verso Giove la prima missione nel sistema solare esterno dell’Agenzia Spaziale Europea, la JUICY, che studierà le 4 lune principali ed Europa in particolare, nonché la missione Europa Clipper della NASA, dedicata anch’essa all’affascinante Europa che con i suoi pennacchi di vapore acqueo sembra proprio un buon posto dove andare a cercare vita extraterrestre.